giovedì 10 ottobre 2013

martedì 8 ottobre 2013

domenica 6 ottobre 2013

        Telecom: dichiarazione congiunta Segretari Generali 

                       Slc Cgil, FistelCisl, Uilcom Uil



Nell’incontro svoltosi con i vertici di Telecom Italia,l’Amministratore Delegato Patuano ha illustrato lo scenario delineatosi a seguito degli accordi intervenuti in Telco, che assegna a Telefonica il controllo di Telecom.
Nell’illustrare la situazione l’Amministratore ha, di fatto,dichiarato che entro un mese sarà predisposto un piano, industriale/ finanziario, che dovrà stabilire il futuro del gruppo con particolare riferimento alle partecipazioni in Brasile e Argentina e alla struttura societaria aziendale, che potrebbe essere sottoposta a processi di societarizzazione unicamente per far emergere valore all’azienda.
Inoltre, sul progetto di scorporo della rete, l’azienda ha riferito che gli atteggiamenti tenuti dalle autorità competenti e dal Governo hanno congelato il progetto perché l’eventuale scorporo potrà avvenire solo alle condizioni poste da Telecom, condizioni che a oggi non sussistono.
In sede di replica, le OO.SS hanno ribadito tutte le preoccupazioni già evidenziate nei giorni scorsi, riproponendo tutta la contrarietà a seguire progetti di scorporo della rete e/o di spezzatini aziendali che determinerebbero un grave rischio per la sopravvivenza stessa del gruppo Telecom Italia.
Per questi motivi hanno confermato che richiederanno al Governo la convocazione di Telefonica per avere precise garanzie sulle prospettive concernenti gli investimenti, necessari ad ammodernare il sistema Paese, al rilancio e allo sviluppo di Telecom Italia e non ultimo in termini d’importanza le garanzie occupazionali.

Unico aspetto certo e positivo, rappresentato dall’Amministratore,è stata la conferma degli impegni assunti con la firma dell’accordo del 27 marzo u.s., anche se parzialmente in contraddizione con le ipotesi di sviluppo di processi di societarizzazione.
La mancanza di garanzie certe sulle prospettive di 50.000 lavoratori diretti e oltre 70.000 indiretti, la totale incertezza su quali siano le prospettive di rilancio dell’azienda e dalla sua unicità,l’incertezza sul mantenimento delle partecipazioni detenute in Brasile e Argentina ha determinato la condizione per le aperture delle procedure di raffreddamento, fase propedeutica alla dichiarazione di sciopero del personale.
E’ evidente che se, in sede di definizione del piano industriale,non saranno date risposte certe in merito alle preoccupazioni espresse dai lavoratori e non s’individuassero adeguati investimenti, necessari a garantire l’ammodernamento del sistema Paese, a causa della mancata ricapitalizzazione dell’azienda, il sindacato e i lavoratori sapranno dare una adeguata risposta al rischio di veder determinare le condizioni per la chiusura di un’azienda fondamentale per gli interessi del Paese e che contribuisce a dare lavoro a oltre 120.000 famiglie italiane.
Parlare di stabilità politica, di rilancio del sistema Paese e di attenzione all’occupazione mentre si assiste, inermi, alla chiusura della quinta impresa italiana è una condizione inaccettabile e contro cui l’opposizione del sindacato sarà durissima.


Massimo Cestaro  Slc Cgil              Vito Vitale  Fistel Cisl               Bruno Di Colla  Uilcom Uil

FISTEL




Coordinamento  Telecom del 3 Ottobre.



Il 3 ottobre a Roma si è riunito il Coordinamento delle RSU di Telecom, le Segreterie Territoriali e la Segreteria Nazionale per analizzare la situazione del Gruppo Telecom a seguito della cessione delle azioni di Telco a Telefonica da parte di Generali, Mediobanca e Intesa S. Paolo.
Il Coordinamento ha espresso tutta la sua preoccupazione per il futuro del Gruppo telefonico sia per il destino degli assets di Tim Brasile e Telecom Argentina e sia per l’integrità del perimetro domestico.
Il Coordinamento ha ricordato che il ruolo del sindacato in questi anni è stato di grande responsabilità sottoscrivendo accordi difficili anche e soprattutto per evitare processi di esternalizzazione di attività nell’interesse dell’occupazione e del futuro dell’Azienda.
L’accordo del 27 Marzo 2013 deve essere rispettato e gli impegni assunti sulle verifiche devono essere legati al raggiungimento degli obiettivi e non a cambi di strategie che Telefonica potrebbe imporre con la esternalizzazione del Customer Care.
L’accordo del 27 Marzo già in questa fase viene applicato in modo unilaterale da parte delle linee sfuggendo al confronto e alla reale interpretazione di quanto pattuito, per questo si richiamano le R.I. ad intervenire prima che si attivino mobilitazioni e denuncie alla DPL sull’utilizzo di straordinari- solidarietà e gestione degli accordi.
Il Coordinamento si è espresso per mantenere l’integrità del Gruppo Telecom (Customer Care – Rete – Informatica – Staff), nessuno si è mai sottratto ad impegni per migliorare l’efficienza e la produttività, ma questa responsabilità è giustificata solo se si continua a puntare sulla ricerca, l’innovazione e lo sviluppo salvaguardando l’autonomia dell’azienda, le professionalità dei lavoratori e tutti i livelli occupazionali.
Il cambio  del pacchetto di controllo preoccupa perché il socio industriale punterà a fare efficienze economiche e organizzative con modelli e cultura diversa rispetto alla tradizione della nostra azienda; per mantenere la sua leadership sul mercato italiano Telecom ha necessità di continuare ad investire sulle infrastrutture, sui servizi innovativi e sulla ricerca, non solo per il mantenimento del business, ma anche per lo sviluppo e l’innovazione del Paese.
Telefonica sarà d’accordo??
Abbiamo molte perplessità e solo le garanzie del Governo nel confronto con Telefonica possono dare certezze al futuro dell’Azienda e dei lavoratori se ben negoziate ed esigibili nel tempo. 
Per difendere Telecom e la sua occupazione il Coordinamento da mandato alla Segreteria Nazionale di avviare le procedure di raffreddamento per la mobilitazione dei lavoratori.
La Segreteria Nazionale facendo proprie le preoccupazioni del Coordinamento  si impegna a coinvolgere direttamente la Confederazione nel rapporto con il Governo per la vicenda Telecom, a mettere in campo  le iniziative unitarie  per la difesa di tutta Telecom e della sua occupazione e chiede un immediato confronto al management sul piano industriale e sulle strategie future. Se le risposte dell’Azienda dovessero essere in contrasto con le aspettative industriali dei lavoratori e del Sindacato la risposta sarà dura e di lungo termine.


                                                                                  La Segreteria Nazionale

Roma 3 ottobre 2013


venerdì 4 ottobre 2013

Conquiste del Lavoro Cisl


Telecom: lavoratori pronti a sciopero, niente tagli

PRIVATIZZAZIONI
 

I lavoratori di Telecom sono pronti allo sciopero e dicono "No ai licenziamenti", "No allo spezzatino e allo scorporo della rete", "Sì alla ricapitalizzazione dell'azienda". Durante il presidio a piazza Affari, davanti alla sede di Telecom, i sindacati di Milano e Lombardia (Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil) hanno invocato l'intervento del governo affinchè ricapitalizzi l'azienda attraverso l'intervento della Cassa depositi e prestiti.
Altrimenti, "siamo pronti allo sciopero generale nazionale» ha annunciato il segretario generale Slc Cgil Milano, Paolo Puglisi, secondo il quale Telefonica «è il partner peggiore perchè significa la vendita di Tim Brasil e non dà nessuna prospettiva di sviluppo all'azienda".

E si terrà domani pomeriggio un incontro tra l'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, e i rappresentanti dei sindacati di categoria che sono stati convocati dall'ad per spiegare le conseguenze del cda di oggi. L'incontro si terrà alle 15.00 a Corso Italia. Lo si apprende da Vito Vitale segretario della Fistel Cisl. Nel frattempo si è dimesso il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè. Lo si apprende mentre è ancora in corso il cda. "Il Presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè ha rassegnato le dimissioni dalla carica", informa la società in una nota. La riunione del consiglio di amministrazione prosegue sotto la conduzione del vice presidente, Aldo Minucci. Il Consiglio "ha espresso i suoi vivi ringraziamenti a Franco Bernabè per il grande impegno e l`elevato apporto manageriale profuso in questi anni alla guida della Società".
Bernabè si qualificava come Consigliere esecutivo non indipendente, ed era Presidente del Comitato Esecutivo. Al termine dei lavori consiliari - si legge nella nota - sarà diramato un ulteriore comunicato.

(3 ottobre 2013)

Il Sole 24 Ore Radiocorriere


Telecom: Fistel-Cisl, grosso rischio da mancata ricapitalizzazione 

Governo convochi tavolo per dare chiarezza su piano sviluppo Roma, 03 ott - "La mancata ricapitalizzazione espone l'azienda ad un possibile downgrade che comprometterebbe la sostenibilita' del debito". Lo sottolinea in una nota Vito Vitale, segretario generale Fistel-Cisl, dopo le dimissioni di Bernabe' da presidente Telecom. "La situazione del cda di Telecom e' confusa e piena di incertezze anche per l'indeterminatezza della nuova maggioranza che si determina dopo la cessione a Telefonica delle azioni di Generali, Mediobanca e Intesa San Paolo. Un cda incapace di decidere le strategie del gruppo - prosegue Vitale - indebolisce ancora di piu' la situazione finanziaria e strategica di Telecom, rischia di effettuare scelte sbagliate per il futuro dell'azienda e mette in seria difficolta' l'occupazione. Chiediamo al Governo di fare chiarezza e sciogliere definitivamente il nodo di Telecom in merito alla 'golden power' e alla possibile revisione delle norme sull'Opa. Inoltre - conclude il sindacalista - non e' piu' rinviabile la convocazione di un tavolo presso il Governo con i soci di Telefonica, il Governo e il sindacato per capire i contorni dell'operazione e il piano industriale che si intende realizzare".

 03-10-13  

Corriere delle Comunicazioni

Bernabè:"Ho lasciato perché non volevo la paralisi"


Una lettera ai dipendenti. "Sempre perseguito l'interesse del'azienda. Bisogna ricapitalizzare:non mi hanno ascoltato. Meglio un mio passo indietro che arrivare a una spaccatura. Istituzioni disattente a un patrimonio nazionale "



"In questa fase critica per il futuro di Telecom, una spaccatura in seno al consiglio di amministrazione sulla strada da intraprendere avrebbe determinato una paralisi dell'azienda e l'impossibilità di giungere a una soluzione condivisa. È per questo motivo che ho deciso di fare un passo indietro, non senza aver rappresentato al Cda la necessità di dotare la società dei mezzi finanziari necessari a sostenere una strategia di rilancio".
Le motivazioni della sua scelta di lasciare la guida diTelecom Italia Franco Bernabè le ha affidate ad una lettera inviata ai dipendenti del gruppo. Da essa emergono le divergenze di prospettive tra l’ex presidente esecutivo e gli azionisti di Telco, in particolare su come affrontare la pesantissima questione dell’indebitamento di Telecom Italia. A partire da una iniezione di capitali freschi, chiesta sin dal 2007 al suo arrivo in Telecom Italia e sempre negata dagli azionisti di controllo.
"Le due alternative possibili, quella dell'aumento di capitale riservato a un nuovo socio e quella di un aumento di capitale aperto al mercato, non hanno trovato il necessario supporto dei soci riuniti in Telco che hanno deciso di avviare il percorso annunciato di recente che porterà Telefonica ad acquisire il controllo di Telco”, spiega Bernabè.
Il manager difende il proprio operato e la propria linea volta a difendere “gli interessi dell’azienda”, anche a costo di rimanere isolato: “Voi tutti sapete che non mi sono mai tirato indietro di fronte all'inevitabilità di un confronto, anche aspro . scrive Bernabè ai dipendenti - nemmeno quando le probabilità di successo erano limitate, se questo era necessario a difendere gli interessi dell'azienda".
Il cammino di riduzione del debito intrapreso “con coerenza” dal 2008 era però tutto in salita, aggravato dalla crisi economica che lo ha reso ancora più difficile. Nonostante questo “in sei anni abbiamo investito circa 30 miliardi di euro di cui 19 in Italia”.,
Tuttavia, non hanno aiutato in questo duplice impegno fatto di riduzione del debito e di promozione degli investimenti, osserva Bernabè, l’emergere della crisi economica ma anche il fatto che "non c'è stata sufficiente attenzione da parte delle istituzioni per la salvaguardia di un patrimonio che è, prima di tutto, un patrimonio della collettività".

04 Ottobre 2013